Xylella, Nardone: “L’operazione di monitoraggio è stata enorme. Mai fatta prima.
“L’operazione di monitoraggio è stata enorme. Un lavoro lungo, cominciato a ottobre, se non addirittura a giugno. Abbiamo monitorato circa 158 mila ettari di terreno, verificando al laboratorio 150 mila piante, almeno una per ettaro, e non abbiamo trovato grandi problemi. Per cui questa fascia di 30 chilometri è sgombra. Possiamo dire che in questo momento, con buona probabilità, (in quella zona ndr) non c’è Xylella. Essa rappresenta di fatto la nostra trincea difensiva”. Il direttore del Dipartimento Agricoltura Sviluppo rurale ed ambientale della Regione Puglia, Gianluca Nardone, spiega all’ADNKRONOS una parte del lavoro fatto nei mesi scorsi per contenere l’avanzata del batterio da quarantena, la ‘XYLELLA fastidiosa’ che provoca il rapido disseccamento dell’ulivo che ha già distrutto vaste aree del Salento.
Ieri l’argomento è tornato alla ribalta nazionale per una battuta polemica pronunciata dall’ex premier Matteo Renzi verso i suoi avversari che si richiamano all’esperienza ulivista. Il monitoraggio ha riguardato un territorio, lungo grosso modo 50 chilometri e largo 30, che va dal mar Adriatico allo Jonio, a nord dell’area della provincia di Lecce, già interessata e devastata dal batterio da quattro anni a questa parte.

”Per cui, su 150 mila piante analizzate, aver trovato 200 piante malate abbatte la percentuale. Però possiamo dire con buona certezza che c’è una parte del territorio libera da XYLELLA. Quest’ultima rappresenta quella all’interno della quale dovremo prestare la massima attenzione. Quando ripartiremo nuovamente con il monitoraggio, a maggio, speriamo di ritrovare di nuovo tutto verde e se troviamo qualcosa di rosso va eliminato immediatamente e tempestivamente”. Il monitoraggio è finito a gennaio, da febbraio si è proceduto all’esame approfondito dei nove focolai di piante infette individuati nella maggior parte dei casi nei territori dei comuni di Oria e Francavilla Fontana, nel brindisino.
“Il problema esiste – sottolinea Nardone – non voglio negarlo o essere ottimista a ogni costo. Va governato come tutti quelli in cui ci sono organismi da quarantena che infettano il territorio. In questo caso specifico stiamo cercando di fare quello che la normativa prevede e quello che la scienza ci suggerisce nell’ambito delle nostre capacità”. Sulla possibilità di reimpianto degli ulivi nelle zone infette, sulla quale si è registrata una apertura positiva da parte delle autorità europee, Nardone dice che occorre “aspettare il parere dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare ndr): confidiamo che ci possano essere delle prospettive. Chiaramente i nostri agricoltori hanno interesse a piantare l’ulivo se sanno che l’ulivo è tollerante e regge: nessuno vuol fare un investimento se dopo 5 anni diventa una carcassa inutilizzabile. Siamo più che altro interessati ai progressi della scienza e alle conoscenze che ci possono arrivare in tal senso sulle varietà tolleranti”. Oggi gli agricoltori, in particolare del leccese, hanno preannunciato nuove mobilitazioni, anche perché si rischia una ulteriore contrazione delle produzioni, e quindi delle entrate, durante la raccolta del prossimo autunno.










