Restare con i piedi per terra… Esortazione alla concretezza, alla fedeltà ai fondamenti, alla solidità. Per chi di mestiere scrive, suona come un invito ad attenersi ai fatti.
Fuori dalla metafora … i piedi per terra … possono essere un punto di vista per costruire un sapere collettivo fondato su tutto ciò che ruota intorno alla terra, alla campagna, all’agricoltura e alle sue infinite implicazioni. E’ tutta una storia molto complicata e molto antica ma sempre piena di novità e d’imprevisti.
Pochi ambiti hanno implicazioni tra passato e futuro simili alla terra, dove gesti remoti restano ancora quotidiani, cicli delle stagioni, dei mesi, delle fasi lunari e delle ore del giorno sono rimasti gli stessi di sempre ma saperi ancestrali si coniugano spesso con l’alta tecnologia. Da un lato un piccolo appezzamento di vigneto portato ad alberello pugliese appare una pagina di archeologia agraria; dall’altro una serra governata da un computer omogeneizza le stagioni in una perenne primavera colturale.
Stalle candide e asettiche sembrano hotel a cinque stelle per mucche, mentre, ancora oggi, i pastori portano al pascolo greggi e mandrie, vagando tra i terreni incolti. Un piccolo soprassalto d’orgoglio ci prende consultando la lista dei vini in un ristorante all’altro capo del mondo. Abbiamo trovato un rosso che si fa a qualche passo da casa nostra.
Compensiamo con un moto di fastidio se, nella pizzeria del nostro quartiere, ci portano un olio in bustine di plastica che arriva da chissà dove. E’ la globalizzazione, bellezza! Da seguire e da raccontare, dal campo al mercato, passando per le aziende di trasformazione, per il marketing, per il packaging, per i trasporti, fino alla grande, alla media e alla piccola distribuzione e alle dispense, ai frigoriferi e alle tavole. Senza dimenticare che la terra, la coltivazione, la trasformazione sono anche paesaggio. Agricoltura è anche mantenere, conservare, tramandare, ambiente, saperi, ricchezze, sacrifici, problemi sempre uguali e sempre diversi. Coltivare non è solo far fruttare un campo ma anche tutelare stradelle interpoderali, muri a secco, canali, pozzi e cisterne.
E’ anche tenere a mente che quando diciamo fagioli alludiamo a un notevole numero di varietà e la stessa cosa vale per i fichi, le melanzane, i finocchi, i carciofi e via elencando. Né va dimenticato che … piedi per terra … significa tenere gli occhi al cielo e il naso al vento perché in nessun altro settore come in agricoltura, il clima è un fattore produttivo fondamentale. Scrivere di agricoltura richiede cooperazione, messa in comune di saperi e di esperienze; luoghi, sia reali che virtuali, nei quali scambiare notizie, conoscenze, ricerche.
Va detto … anzi! Va ripetuto che un limite del giornalismo e in particolare del giornalismo economico è stato quello di avere cenerentolizzato l’agricoltura e in buona parte l’agroalimentare. Oggi questo made in Italy sta salvando l’export del Paese e soprattutto del Mezzogiorno, più di altri settori produttivi. La conferma è in un dato allarmante. Per l’embargo nei confronti della Russia, è proprio l’agroalimentare a pagare il prezzo più alto. Eppure c’è un’Italia, da Nord a Sud che sta tornando con successo alla terra, all’agricoltura.
Finalmente braccia sottratte al terziario! Forse questa Italia torna alla terra per ritrovare se stessa.