di Michele Peragine
Massimo Tripaldi e’ stato riconfermato Presidente di Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria. Vicepresidenti Luca Petrelli e Leonardo Sergio. Consigliere Nazionale Leonardo Palumbo. Assoenologi Giovani, Francesca Varvaglione. Del Consiglio Direttivo fanno parte Giuseppe Contino, Giuseppe Di Gregorio, Benedetto Lorusso, Angelo Mauriello, Laura Minoia, Vincenzo Campanella, Giuseppe Capurso, Giuseppe Petruzzellis.
Presidente, quando e come ha deciso di diventare enologo?
E’ una decisione scaturita da un caso fortuito, quando frequentavo ancora la terza media. Sino a quel giorno ero convinto di voler studiare Medicina e non conoscevo nemmeno cosa significasse la parola Enologo. Accompagnando mio padre in cantina, per il conferimento delle uve prodotte nei vigneti di famiglia, intravidi una figura in camice bianco che si aggirava nel piazzale dell’azienda e mi venne normale associare il camice bianco al medico. Chiesi spiegazioni a mio padre che mi spiegò la figura dell’enologo e mi portò a visitare il laboratorio della cantina. Da qui la folgorazione che mi spinse ad intraprendere questo percorso, motivato anche dal pensiero che avrei potuto fare qualcosa per migliorare la situazione dei viticultori, da sempre in bilico fra perdite e ricavi.
Una professione quella dell’enologo che sembra suscitare particolare interesse tra i giovani. Quali sono le ragioni?
Ogni lavoro che porta alla creazione di un bene partendo da una materia prima viva, credo susciti molto fascino. Il vino negli ultimi anni, passando da alimento a bene voluttuario, quindi rivolto a soddisfare il piacere dei sensi, attrae, intriga. Naturalmente è una professione complicata, in cui la passione è fondamentale per superare tutti quei momenti in cui sono richiesti dei sacrifici che vanno oltre il semplice lavoro.
Un interesse che sembra non conciliare con una situazione generale penalizzante per il mondo vitivinicolo. I consumi di vino in calo e i cambiamenti climatici seminano sempre più incertezze nel comparto.
Effettivamente il momento non è sicuramente dei migliori, ma in questo comparto c’è sempre stata un’alternanza fra momenti favorevoli e momenti meno favorevoli. Purtroppo il settore vitivinicolo, spesso, è lento nei cambiamenti, ma ciò è dovuto anche al fatto che, cambiare direzione, spesso comporta cambiare lo scenario viticolo. Questo è un processo lungo, che comporta investimenti importanti. Inoltre, un profondo individualismo che lo contraddistingue, rende difficile fare una politica programmatica che metta tutti d’accordo. La mia speranza, o meglio dire, certezza, è che nei momenti più difficili il comparto ha sempre saputo prendere quelle decisioni che gli hanno permesso di svilupparsi ed innovarsi.
Attualissima e’ la questione Dazi in America. Una spada di Damocle per l’export che ha già subito pesanti conseguenze per effetto della guerra Russia-Ucraina. Se Trump non dovesse cambiare idea quali conseguenze per il Vino italiano e pugliese in particolare?
La questione dazi è molto cocente e spero venga risolta nel più breve tempo possibile. Sicuramente tutti i vini sarebbero colpiti, ma soprattutto quelli con un prezzo più alto, poiché, come sappiamo, i dazi si applicano percentualmente in base al prezzo.
Altrettanto attuale il dibattito sul Dealcolato: vino o bevanda, che ne pensa?
Reagendo di pancia mi viene spontaneo indignarmi nel chiamare vino una bevanda a base vino. Ragionando a mente fredda, credo che questi prodotti, pur chiamandosi vini, non recherebbero alcun danno al vino in quanto tale. Chi apprezza il vino, al massimo sarà curioso di assaggiarli, ma lo farà una sola volta. Invece, chi non beve il vino per scelta, dovuta a questioni personali o ideologiche o religiose, magari troverà interessante affiancare alle proprie abitudini alimentari anche l’utilizzo dei dealcolati. Quindi potrebbe essere un business per le aziende che vorranno investire in questo tipo di bevanda, togliendo dal mercato un po’ di vini generici e aiutando a consumare una quantità di prodotto che sempre più sarà difficile commercializzare, visto i costanti cali dei consumi a livello mondiale.
Abbiamo detto del calo dei consumi. E si parla anche di avvisi in etichetta sulle conseguenze dannose per la salute. Il Commissario UE all’Agricoltura Hansen per ora esclude questa possibilità.
Anche durante un incontro avuto a Roma, il commissario ha timidamente tranquillizzato in questo senso. Questo è un argomento su cui l’Italia si è spesa molto a livello europeo e sembra che tale impegno stia dando i suoi frutti.
Sempre l’Unione Europea potrebbe presto varare un Piano di supporto al comparto vitivinicolo. Quali dovrebbero essere le direttrici?
Sicuramente in questo momento di difficoltà un aiuto diretto alle aziende è fondamentale per superare la contingenza. Ma sicuramente bisognerà interrogarsi su come affrontare il futuro del settore. Di certo la produzione è eccessiva e anche con due annate consecutive segnate da una forte riduzione delle produzioni, si sentono gli affanni. Andare a cercare nuovi mercati sicuramente è una delle strade da percorrere e per farlo in maniera soddisfacente c’è bisogno di un forte sostegno alla produzione e comunicazione. Aumentare la cultura intorno a questo prodotto è fondamentale per non assistere impotenti ad attacchi sconsiderati che, per mancanza di cultura del vino, portano ad un allontanamento.
Di contro, la Puglia non ha ancora un Piano regionale per il settore.
Questo è vero a metà. Direi che in questo momento non c’è ancora un piano completamente condiviso e quindi non si riesce a mettere in capo tutte quelle misure utili a conseguire dei risultati.Come detto prima, l’individualismo è un grosso limite.
Nei mesi scorsi era circolata la notizia di un recupero del Concorso dei Rosati. Si farà? E quando?
Il Concorso dei Rosati si farà. Per il 2025 ci sono stati degli inconvenienti tempistici e quindi si rischiava di doverlo fare a novembre, periodo che secondo il mio punto di vista è completamente sbagliato. Stiamo già lavorando per la primavera 2026.
Tra pochi giorni a Verona torna il Vinitaly. Molti operatori chiedono un cambio di passo nella promozione della Puglia. Lei che dice?
Sono certo che la comunicazione del vino è cambiata completamente negli ultimi anni, ma anche il nostro territorio è cambiato molto. I punti di forza della Puglia sono di certo aumentati notevolmente, di conseguenza bisognerebbe rivedere le strategie di promozione, ma di questo preferisco far parlare chi, sicuramente più di me, è esperto.