Taranto, mercoledì 22 novembre 2017
Prezzo del latte, gli allevatori di Confagricoltura sul piede di guerra:
«Chiudiamo gli inutili tavoli e apriamo una trattativa seria»
«Più che inutili tavoli regionali, serve un prezzo del latte di riferimento, capace di registrare gli andamenti del mercato in maniera equa anche per i produttori». Gli allevatori di Confagricoltura, riunitisi recentemente a Mottola, tornano sul piede di guerra: pronti a disertare le riunioni indette dalla Regione e a battere strade nuove.
E’ la proverbiale saggezza del “meglio soli che male accompagnati” a suggerire la sterzata, ma anche considerazioni oggettive che non trovano riscontro nella realtà quotidiana: «Il trend del prezzo del latte fresco – spiega Donatello Schiavone – nel 2017 è tornato a crescere, dopo gli anni bui recenti. Il problema è che l’aumento medio dell’11,52% registrato sino ad ottobre è avvenuto nelle stalle lombarde, mentre da noi si fatica a trovarne traccia». Il litro di latte viaggia oltre i 39 centesimi, quasi quattro cent in più rispetto ad un anno prima: «Ma questo succede al Nord – insiste l’allevatore mottolese – mentre da noi raccoglitori e trasformatori continuano a dettare legge e a imporre il prezzo, il loro prezzo, senza che vi sia equilibrio tra offerta e domanda».
Il mercato, invece, continua a viaggiare a due velocità, molto elastico in discesa e rigido in salita: «Bisogna aprire una trattativa seria sul prezzo del latte – spiega Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto – in cui tutti gli attori abbiano pari dignità, a partire dagli allevatori, troppo spesso trattati come l’anello debole del sistema, mentre ne sono il fulcro». Per la Federazione Latte di Confagricoltura, però, quello del prezzo è solo il primo passo di un percorso più lungo e profondo: «Gli allevatori – rimarca Lazzàro – vogliono intraprendere un percorso di conoscenza del mercato, degli strumenti per misurare domanda e offerta, per valutare le dinamiche dei prezzi e giungere a soluzioni che, come l’etichettatura d’origine obbligatoria, hanno riconosciuto il valore del prodotto italiano e stanno dando buoni risultati. Del resto, solo gli allevatori di Confagricoltura Taranto rappresentano una produzione di circa 50mila quintali di latte al mese e vogliono avere lo stesso “peso” di compratori e trasformatori, in un’ottica di condivisione e non di sottomissione».
La conferma che c’è margine per spuntare prezzi migliori, arriva ancora da Schiavone: «La richiesta del nostro latte sta aumentando, tant’è che non riusciamo a soddisfare la domanda pugliese per intero: ma resta il nodo del prezzo, che non segue questa dinamica al rialzo». Sullo sfondo c’è l’idea di giungere ad un “prezzo di riferimento” capace di inglobare i costi di produzione che, ricorda Angelo De Filippis, «qui da noi sono più alti perché facciamo latte fresco di altissima qualità». Anzi, di più – spiega Teodoro Ripa, veterinario di lunghissima esperienza – «perché la forza del latte della Murgia pugliese sta nel valore aggiunto che già oggi richiama le nuove e più avanzate normative. Qui abbiamo