GRANO: FOGGIA QUOTA IL “MANDORLATO”, L’ABBATE (M5S) CHIEDE CHIARIMENTI AL CREA
Nonostante i contratti di filiera per il grano duro tra agroindustria e coltivatori parlino chiaro, sembra essere in atto un gioco al ribasso sfruttando le piogge delle ultime settimane. Per L’Abbate (M5S) sarà la ricerca scientifica ed economica a chiarire gli aspetti messi in discussione
Dopo la lunga estate del 2016 quando la cosiddetta “guerra del grano” ha acuito i rapporti all’interno del comparto cerealicolo, si è addivenuti a soluzioni apparentemente condivise da tutti gli operatori del settore come i contratti di filiera e gli accordi sul tenore proteico. Decisioni che, nell’attesa che parta ufficialmente la CUN Grano Duro (Commissione Unica Nazionale) a Foggia, così come previsto dalla riforma delle Borse Merci del deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S), sembrano soddisfare i soggetti della filiera con una corretta remunerazione del lavoro e redistribuzione del reddito. Almeno sino a pochi giorni fa quando, presso la Camera di Commercio foggiana è stato quotato un grano definito “mandorlato”. L’agroindustria si è giustificata affermando che circa l’8% del grano non ancora trebbiato ha subìto le piogge dell’ultimo periodo ed è dunque “mandorlato” mentre un altro 6% circa risulta “slavato” e pertanto “non è buono“.
“Non ci risulta che il mandorlato o la slavatura siano aspetti inseriti all’interno dei contratti di filiera – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – Pertanto, ho interpellato il CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, per conoscere le caratteristiche merceologiche e tecnologiche del grano cosiddetto ‘mandorlato’ affinché si chiarisca quali siano gli aspetti che incidano o meno sulla qualità definitiva del cereale. Si è lavorato tanto negli ultimi anni ed è importante che vengano rispettati i contratti di filiera, nell’interesse di tutto il settore cerealicolo italiano. Gli agricoltori hanno accolto i suggerimenti e le richieste che nel tempo l’agroindustria ha rivolto e oggi produce un grano con il giusto tenore proteico: non si comprende pertanto – prosegue L’Abbate (M5S) – perché si debbano cambiare le carte in tavola sventolando la non tanto velata minaccia di essere ‘costretti ad acquistare grano anche dall’estero’. Il mio auspicio è che, con l’autorevole parere del CREA, si possa tornare a ragionare su concrete basi scientifiche dando il giusto valore alle produzioni nazionali“.